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CATEGORIE E TERRITORIO

INTERVISTA ANGELA CAL - PRESIDENTE DEI RESTAURATORI DI CONFARTIGIANATO COMO

I mestieri d’arte rappresentano per il nostro Paese una risorsa economica fondamentale, un patrimonio culturale frutto di una tradizione artistica e produttiva secolare: una risorsa determinante per il tessuto sociale, capace di creare occupazione e sviluppo economico. Ecco perché l’artigianato artistico e i maestri artigiani italiani vanno sostenuti fattivamente a più livelli in questo momento particolarmente difficile.

 

1) Presidente, proviamo a fare una fotografia dello stato attuale delle numerose imprese artistiche della nostra provincia? Come vanno le cose?

Attualmente, l’auspicata ripresa per tutti i settori stenta a farsi sentire: per il settore artistico e tutto ciò che è legato al mondo della cultura, settori che nel quotidiano non rientrano negli aspetti primari della società, siamo solo all’alba.

La triste realtà è che si stanno perdendo molte maestranze, non solo per cessazione di attività causa pandemia, ma anche ad una scarsa propensione da parte delle nuove generazioni di appropriarsi dei “segreti del mestiere”. Essere un artigiano vuol dire costruirsi il proprio futuro passo dopo passo, realizzando con originalità e con passione ogni lavoro.

Spesso per ottenere i risultati migliori si deve spaziare dalle nuove tecnologie al lavoro manuale di alta precisione, mettendosi sempre in discussione.

Quindi, soprattutto nel settore Artistico, si tratta di una crescita lenta, che la rende la professione poco attrattiva.

 

2) La lenta ritirata delle botteghe era già cominciata da qualche anno, ma l’emergenza sanitaria ha accelerato la resa di molti: il 2022 è iniziato con moltissime saracinesche ancora alzate, tra città e periferia, ma rispetto all’anno precedente mancano all’appello molte attività artigiane. C’è un calo imputabile sicuramente agli strascichi della pandemia, tutti i bilanci portano ancora le ferite dei vari lockdown. Ma lo scenario più preoccupante è quello dei rincari: impossibile pianificare le spese con la corsa dei prezzi delle energie e delle materie prime, costi che si aggiungono alla ripresa dei pagamenti dei finanziamenti con la fine della moratoria e il blocco della monetizzazione dei crediti dei bonus fiscali. C’è un 15% di artigiani che prevede di chiudere, altri rinunciano al riscaldamento e all’illuminazione delle vetrine. “La situazione è insostenibile” aveva dichiarato lo scorso dicembre il Presidente di Confartigianato Artigianato Artistico, Antonio Donato Colì, che aveva sottolineato: “Alle aziende conviene fermare gli impianti piuttosto che produrre in perdita. La ceramica artistica, come il vetro artistico sono beni voluttuari e non di prima necessità pertanto, se non si procede immediatamente a sterilizzare questi aumenti anche attraverso procedure di incentivazione, credito d’imposta, fondi dedicati, il futuro di queste imprese più che incerto non esisterà”.

Come vede il futuro del suo settore?

Concordo con quanto ha già illustrato il Presidente Antonio Donato, la crisi pandemica ha sicuramente scosso le nostre attività ma la crisi energetica e il conseguente rincaro delle materie prime, hanno portato un aumento dei costi spesso insostenibile.

Purtroppo il blocco della monetizzazione dei crediti dei bonus fiscali ha ulteriormente impoverito la capacità finanziaria di molte aziende che, pur appartenendo ad altri settori, erano riusciti a creare una sostanziale ripresa, coinvolgendo settore vicini o affini come il nostro.

Attualmente è una situazione difficile e complessa ma ritengo sia necessario avere uno sguardo rivolto al futuro. Lo Stato ha attualmente investito forze e cospicui fondi nei PNRR, molti di essi sono rivolti allo sviluppo rinascita del settore Turistico/Culturale; sono fondi rivolti alla rinascita del territorio sotto ogni aspetto (economico, culturale e sociale) e finalizzati ad attrarre nuovi turisti.

Intorno al turismo ruotano tantissimi aspetti della nostra economia e sicuramente le attività del settore Artistico possono e devono trovare una nuova linfa.

Riuscire a intercettare, capire e partecipare ai vari bandi del PNRR rappresenta una grossa sfida per realtà piccole come le nostre, ma grazie al lavoro di Confartigianato, c’è una reale possibilità per tutti: l’importante è partecipare “facendo squadra”, rimanendo coesi nell’intento e nello spirito.

In qualità di presidente di mestiere Restauro, sono consapevole che le attività del mio settore nella nostra provincia, sono realtà piccole ma come tutte le attività del settore artistico, sono ben radicate e storicizzate sul territorio: ne sono un vanto e una forza da sfruttare.

Essere piccole realtà nel nostro settore spesso significa essere proprietari di specifiche competenze e “segreti artigiani” che tutti insieme dobbiamo tutelare e far conoscere.

 

3) A che punto è la nostra provincia sull’avvicinamento tra scuola e mondo dell’artigianato artistico?

L’attenzione è molto alta, il ricambio generazionale in azienda è fondamentale per la sopravvivenza delle conoscenze del mestiere.

In questi ultimi anni si sono aperte nuove strade: una di esse è l’alternanza scuola-lavoro, che ha permesso a tanti studenti di conoscere lavorazioni e mestieri a loro sconosciuti; anche nel settore artistico questa possibilità ha permesso l’inserimento in azienda di nuove risorse.

Personalmente, posso sostenere che l’avvicinamento tra scuola e mondo dell’artigianato permette esperienze che accrescono sia lo studente che l’azienda.

 

4) Quali sono le problematiche della professione di restauratore oggi? E quali invece le maggiori soddisfazioni?

Le problematiche maggiori per la professione del Restauratore sono comuni a molti altri settori professionali: i tempi della burocrazia, la difficoltà di avere delle normative chiare e ben definite e non aleatorie e in continuo cambiamento, la crisi economica, ma soprattutto, personalmente ne individuo due: 

1.  la prima è l’impossibilità di continuare un percorso di aggiornamento professionale riconosciuto ufficialmente. Per un medico è sempre possibile specializzarsi in nuovi settori in ambito sanitario pur lavorando, per un Restauratore tale possibilità è preclusa: i titoli accademici conseguiti non sono ritenuti validi per una nuova specializzazione e occorre ricominciare un nuovo iter accademico a partire dal primo anno. 

2.   la seconda causa, dipende forse dalla nostra natura: siamo portati a lavorare in sinergia all’interno di un cantiere ma spesso non riusciamo ad essere così incisivi nel “fare gruppo” nella società.

Sembra una assurdità ma nel nostro “Bel Paese”, dove la tutela del suo Patrimonio Culturale e Paesaggistico potrebbe essere la sua maggiore ricchezza economica, i restauratori sono spesso citati ma nei fatti non vengono considerati. 

Nonostante ciò, ritengo che essere un restauratore è una magnifica avventura: ti porta ad esaminare ogni volta delle problematiche diverse, ti spinge ad affrontare nuove sfide legate alla necessità di restaurare un bene per poterlo tutelare. 

La consapevolezza che, con il nostro lavoro, le generazioni future potranno ammirare la bellezza e la storia di questi beni, mi fa ritenere la figura del Restauratore una professione fondamentale per la tutela e lo sviluppo della nostra cultura.


A cura di Ylenia Galluzzo